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La capacità di adattamento alle diverse situazioni ambientali (es. freddo, caldo, ambienti poveri di ossigeno) e alle diverse circostanze legate all’attività fisica (es. allenamenti), è una peculiarità tipica degli esseri viventi.

La situazione di equilibrio che l’organismo è chiamato a mantenere al suo interno e nei confronti della realtà circostante è detta “OMEOSTASI”. Se l’organismo umano non fosse in grado di rispondere positivamente a tutte le necessità andrebbe incontro a morte certa.

Quando l’omeostasi viene messa a dura prova da un agente stressante, che nel caso dell’allenamento o dell’attività fisica è il lavoro muscolare, l’organismo mette in atto una serie di meccanismi difensivi e di azioni compensative (di carattere respiratorio, circolatorio, enzimatico, psicologico) per ristabilire l’equilibrio alterato.

Durante un allenamento le capacità fisiche diminuiscono, mentre una volta terminata l’attività l’organismo si attiva per reintegrarle e come autodifesa da stimoli successivi eventualmente anche di entità maggiore, l’organismo offre un surplus che viene chiamato supercompensazione.

Per poter migliorare le capacità fisiche è indispensabile predisporre l’allenamento successivo al culmine del periodo di esaltazione, quando la supercompensazione è massima. Invece se eseguono allenamenti troppo distanti fra loro,gli effetti della supercompensazione tenderanno a ridursi e ad essere poco significativi nel tempo per l’organismo. Al contrario se gli allenamenti sono troppo ravvicinati, tanto da non permettere il recupero completo, si avrà un decadimento delle capacità fisiche e quindi anche delle prestazioni sportive.

L’allenamento è costituito da una serie di esercizi che possono essere generali, specifici (es. di gara) attraverso cui il fisico aumenta la sua preparazione motoria, la sua capacità di lavoro, la sua resistenza e la sua efficienza.

Durante l’attività fisica i muscoli hanno bisogno di ricevere più sangue per sostenere le contrazioni ripetute. Il flusso ematico ha infatti 3 funzioni a livello della muscolatura:

 

  • fornire ossigeno e sostanze energetiche

  • rimuovere i cataboliti, quali anidride carbonica e acido lattico

  • raffreddare i muscoli disperdendo il calore attraverso la sudorazione

 

Per aumentare la portata di sangue il cuore aumenta la frequenza dei battiti (FC) e spinge maggiore quantità di sangue ad ogni contrazione.

In un soggetto a riposo la FC è di 60-80 battiti/min, mentre sotto sforzo si possono raggiungere i 200 battiti/min ed il totale del volume di sangue spinto dal cuore aumenta di 4-5 volte . Durante l’attività fisica il sangue viene indirizzato preferenzialmente ai muscoli in attività ed al cuore oltre che alla cute, se si necessità la dispersione di calore.

La pressione arteriosa sistolica (massima) aumenta, mentre la pressione diastolica (minima) non subisce significative variazioni.

Tutto il sangue viene convogliato necessariamente ai polmoni dove viene arricchito di ossigeno e liberato dell’anidride carbonica. Il ricambio di aria deve pertanto essere più veloce raggiungendo circa i 150-160 lt/min.

Anche la temperatura corporea aumenta durante l’attività motoria raggiungendo circa i 38°C, questo innalzamento facilita lo scorrimento delle varie fibre muscolari. Però il calore in eccesso deve essere disperso attraverso la sudorazione, tutto questo grazie ad apposite ghiandole cutanee che emettono un liquido ricco di sali minerali (il sudore) che evaporando raffredda il corpo.

Tutte queste variazioni vengono controllate dal sistema nervoso, dagli ormoni, dalla vasodilatazione/vasocostrizione dei vasi sanguigni.

Tutte le alterazioni e compensazioni che l’organismo umano attua grazie alla sua grande capacità di adattamento servono a garantire l’omeostasi.

 

Paola Brigliadori



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